Oggi giorno nella nostra lingua usiamo un sacco di forestierismi provenienti maggiormente dall’inglese e dal francese. Ce ne sono alcuni che non italianizziamo mai come “computer”, “mouse”, "byte", "router", “hamburger”, “lime”, "halibut", “marshmallow”, “baseball”, “motel”, “revolver”, “metal detector”, “pacemaker”, “motocross”, “mountain bike”, “bob”, “backgammon”, “guardrail”, "hovercraft" o “spinnaker”. I corrispettivi italiani di questi forestierismi come “elaboratore”, “topo”, "ottetto", "instradatore", “svizzera”, “limetta”, "ippoglosso", “toffoletta”, “pallabase”, “autostello”, “rivoltella”, “cercametalli”, “segnapassi”, “motocampestre”, “rampichino”, “guidoslitta”, “tavola reale”, “guardavia”, "aeroscafo" o “fiocco a pallone” sono decisamente ormai caduti in disuso e tutto questo ha portato alla definitiva contaminazione della lingua italiana. In Italia però c’è l’Accademia della Crusca di Firen
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