Come ogni
anno andiamo a Cefalù io, mamma e papà in automobile facendo le autostrade A8
Milano-Varese, A50 tangenziale ovest di Milano, A1 Milano-Napoli, A30
Caserta-Salerno, A2 Salerno-Reggio Calabria e attraversando col traghetto Villa
San Giovanni-Messina prendiamo l’altra autostrada A20 Messina-Palermo, perché
abbiamo una casa in contrada Campella che venne ereditata dal mio nonno
Pasquale, è molto bella la campagna del posto dove tempo fa facevo i segnali
stradali di carta. Quest’anno invece di fare le autostrade per il Tirreno,
abbiamo preso l’Adriatico ovvero l’autostrada A14 Bologna-Taranto, ma era molto
più lunga rispetto alle altre. Ogni volta che dobbiamo andare a Cefalù c’è da
fare circa 15 ore di auto, poi fermarci in una specie di autostello a Rogliano
ovvero l’albergo Carpino dove mi dà fastidio che papà accende la tv prima di
andare a letto. Il giorno dopo prendiamo il traghetto da Villa San Giovanni a
Messina, siccome mi dà fastidio che fanno gli annunci bilingue italiano-inglese
col volume alto, mi metto le cuffie del cellulare quando dobbiamo scendere dall’auto mentre il ferry-boat si
mette in moto. Arrivati in Sicilia trovo sempre i trafori odoranti di zolfo,
sono allagati con le pozzanghere e le illuminazioni del tunnel sono spente, a
tratti bisogna passare tramite lo spartitraffico quando la corsia è interrotta
sull’autostrada A20 Messina-Palermo, poi dentro il lungomare, il corso di
Cefalù è sempre affollato di turisti stranieri e fa troppo caldo, mentre ci
cammino ci sono quei mezzi elettrici turistici simili alle auto da golf che non fanno
nessun rumore e secondo me sono un pericolo per uno che non li sente o li vede,
per questo anche là metto le cuffie del telefono per evitare di andare fuori di
testa per le parole. Un giorno mentre eravamo in campagna lo zio Giovanni aveva
parlato di Cristina e Pasquale che avevano strisciato con l’auto il guardavia a
Gibilmanna, ma lui disse con la parola inglese “guardrail” e io con insistenza
convinsi Giovanni ad usare “guardavia” e poi mi diede ragione e cominciò ad
usarlo con fatica. Mi piaceva mangiare a Cefalù panini con le panelle, calzoni
col würstel, panini con la milza, arancini col ragù, arancini col
prosciutto e mozzarella, pasta col tomato e ricotta, pasta col pesto e ricotta,
cosi chini (un tipo di biscotti tipici di Castelbuono), cannoli con la crema, sfincioni,
pizza con mortadella, rucola e burrata, cornetti al cioccolato, cornetti ai
frutti di bosco e bevevo acqua naturale e frizzante, panaché, caffè dolcegusto,
tè col latte, cappuccino e latte macchiato. Parlavo con tutti a Cefalù di una
specie di legume desueto perché non mi ricordavo cosa fosse e aveva un nome strano
in siciliano che in rete è introvabile: cioè “iangazzi”, perché loro non
sapevano come si scriveva e cosa significava in italiano, e io ci rimasi
confuso. L’amico di papà che fa l’elettricista e l’apicoltore si chiama
Giovanni ed è molto simpatico, sa un sacco di cose sulle parole e ogni anno ci
dava in regalo il miele, ma quest’anno non ce lo avevo dato perché forse non lo
aveva fatto. Anche lo zio Giovanni è molto simpatico, però non sa molto sulle
parole. Ogni giorno andavo alla spiaggia e non mi piaceva nuotare perché
c’erano nell’acqua pesci, granchi e meduse, e preferivo stare quasi tutto il
tempo sulla sabbia con l’asciugamano, anche se ho nuotato un pochino con mia
mamma. Alla sera andavamo al lungomare e al corso di Cefalù a camminare oppure
prendevamo qualcosa da mangiare e da bere, ma io mettevo le cuffie per non
sentire la gente parlare in lingue diverse. Un giorno eravamo andati a
Castelbuono e ho mangiato in un ristorante pasta al ragù di maialino selvatico
e come dolce ho mangiato la testa di turco ed erano entrambi abbastanza buoni.
Un giorno eravamo andati al Forum di Palermo e ho mangiato in una specie di
rosticceria chiamato “Coppola & Meusa” panini con la milza, panini con le
panelle e pasta al forno, e poi siamo andati nell'area bar e io ho preso un
cappuccio e una torta red velvet, ed era molto buona. Un giorno papà aveva comprato
uno scooter in un negozio di moto per usarlo quando lui va da solo a Cefalù.
Spesso papà va da solo a Cefalù sia con l’auto che con l’aereo. A Rogliano c’è
pure un buonissimo bar di nome “Ciardullo” vicino all’hotel Carpino dove fanno
buonissimi cornetti, cappucci, caffè e latti macchiati, ma questa volta non ci
siamo andati perché era chiuso sia all’andata che al ritorno.
Daniel
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